RT75, una radio salvavita
Le enormi potenzialità del mezzo radio nella sicurezza delle persone è stato evidente fin dai suoi albori. Le prime applicazioni sono state quelle legate alla navigazione e poi, con lo sviluppo tecnologico, allargate sempre a più ambiti.
Forse, una delle meno trattate nella letteratura tecnica divulgativa è quella della sicurezza in montagna ed in particolare legata ai dispositivi di ricerca delle persone travolte dalle valanghe, comunemente noti come con il nome di A.R.T.VA.
In queste pagine ci occuperemo quindi di approfondire un poco l'argomento prendendo spunto dal recente surplus FITRE RT75.
Nome e applicazione
La sigla A.R.T.VA è l'abbreviazione delle parole italiane, “Apparecchio Ricerca Travolti in Valanga”. I cugini francesi li definiscono DVA Détecteur de Victimes d'Avalanches oppure ARVA: Appareil De Recherche Victimes Avalanches, mentre i paesi di lingua tedesca LVS (Lawinen Verschütteten Suchtraining) e quelli anglofoni Beacons Transceiver.
Gli A.R.T.VA sono apparecchi ricetrasmittenti e funzionano sulla frequenza unificata di 457 kHz. Questa possibilità di essere commutabili da trasmettitori in ricevitori permette, seguendo un metodo di ricerca definito, di trovare un apparecchio in trasmissione sepolto anche sotto rilevanti quantità di neve.
Si distinguono oggi in tre categorie principali:
Tipologia | Esempi commerciali | Caratteristiche |
A.R.T.VA. analogici | FITRE RT 75 A | Apparecchi che traducono direttamente il segnale elettromagnetico captato in un segnale acustico di intensità crescente col segnale ricevuto |
A.R.T.VA. digitali | TRACKER DTS | Apparecchi che elaborano il segnale radio ricevuto con l'ausilio di un microprocessore e forniscono indicazioni visive sul display (frecce, metri) relativamente alla posizione del trasmettitore. |
A.R.T.VA. Analogico-digitali | BARRYVOX OPTO 3000 | Apparati che combinano le due precedenti tecnologie |
Un po' di storia:
I sistemi di localizzazione delle persone travolte da slavine e valanghe hanno avuto una lunga storia ed evoluzione. Vediamone ora le tappe principali:
1940: Bachler (Ufficiale Svizzero) ipotizza l’idea di utilizzare le onde elettromagnetiche per ritrovare i soldati sepolti in valanga, iniziano le prime ricerche e sperimentazioni
1965: Bachler, i primi test con ricetrasmettitori specifici a 150kHz
1966: Lawton (USA) progetta il primo apparecchio realmente utilizzabile sul campo che sfrutta onde radio a bassa frequenza (2275kHz) SKADI
1969: Inizia la nascita e lo sviluppo di modelli europei:
Le ricerche sperimentali condotte dall'Esercito Svizzero portano all’uso anche di un’altra frequenza:
Autophon (CH) costruisce il primo ARTVA con freq. di 457kHz (Barrivox VS68)
Motronic (Austria): costruisce Pieps 1 e Pieps 2 funzionanti sulla stessa freq. dello SKADI
Primi apparati “dual band” (Austria: Pieps 3, Germania: Ortovox, Francia: ARVA4000, Italia Fitre SnowBip RT75)
1980: Sistema RECCO con rivelatori passivi a riflessione
1984: CISA-IKAR (Commissione Internazionale per il Soccorso Alpino o International Commission for Alpine Rescue) raccomanda l’utilizzo della sola frequenza 457 kHz
1997: La regolamentazione e gli sviluppi tecnologici:
Emissione della Normativa Europea (ETS 300 718) che regolamenta l''assegnazione di frequenza per questa applicazione
Nasce il primo apparecchio digitale a due antenne Tracker (USA)
Negli ultimi anni poi sono stati sviluppati apparati sempre più sofisticati ed evoluti, con due e tre antenne (allineate lungo assi coordinati) interne e sistemi di elaborazione più evoluta del segnale, tutto per il fine ultimo e fondamentale di localizzare la persona travolta nel minor tempo possibile.
L'apparato
Una delle icone di questi apparati radio letteralmente salvavita è il SITRE RT75 che per decenni è stato un riferimento del mercato, dando origine anche ad una versione civile, assolutamente analoga per funzionalità e prestazioni ma dalla livrea più “borghese”.
Come è fatto
L'apparato è compatto e di una robustezza estrema. Nonostante il suo progetto sia stato completato sul finire degli anni '60 ancor oggi non si differenzia molto nell'aspetto da apparati commerciali di uso corrente (vedi FITRE Snow Bip II).
Il contenitore è in robustissimo materiale plastico color verde oliva con tutte le aperture ben sigillate e a tenuta, dovendo resistere per tempo anche sotto grandi cumuli di neve e intemperie. I comandi sono molto ben protetti e impediscono cambiamenti involontari delle impostazioni come si conviene ad un apparecchio votato alla sicurezza umana.
L'apparato è custodito in una robusta custodia in tela cucita che contiene anche la cuffietta da utilizzare durante la ricerca in presenza di vento o di altri apparati e una bandierina rossa per marcare il punto presunto di rilevazione della vittima.
Sul fondo vi è vano batterie, una coppia di AA che garantiscono senza problemi una intera giornata di escursione (TX) e alcune ore di ricerca (RX).
Sul pannello superiore troviamo invece da sinistra a destra:
valvola manuale di compensazione barica (essendo il contenitore stagno)
prese per la cuffia
selettore di funzionamento
Con detto ultimo comando è possibile:
verificare lo stato delle batterie (tramite il led a fianco)
accendere/spegnere l'apparato
porlo in modo trasmissione (normale escursione)
porlo in modo ricezione e regolarne la sensibilità (ricerca e soccorso)